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Fonè Jazz Makers, Girl of my dreams (High Resolution Audio)
[Hi-Res Audio] Fonè Jazz Makers, Girl of my dreams
Brooks, Delaney, Hill, Jackson, Clapp, Berlin, Piron, etc.
Vittorio Castelli clarinetto e canto
Andrea Sirna sax tenore e canto
Giacomo Marson tromba
Nino Frasio sassofono
Giorgio Alderighi banjo
Darktown Strutters' Ball (S. Brooks) 4.20
Big Bad Bully (trad.) 3.21
Nobody Knows the Way I Feel This Morning (T. Delaney) 5.17
Boodie-Oolie (V. Castelli - G. Marson) 4.29
Glory of Love (B. Hill) 4.17
Shake That Thing (C. Jackson) 4.00
Girl of My Dreams (S. Clapp) 3.47
Rosetta (E. Hines - H. Woode) 3.02
Wabash Blues (F. Meinken - D. Ringle) 3.57
Alexander's Ragtime Band (I. Berlin) 4.15
Sister Kate (A. J. Piron) 4.56
Weary Blues (A. Matthews) 4.51
Someday Sweetheart (Spikes bros.) 3.06
Canal Street Blues (J. Oliver) 3.50
Mama Don't 'Low (trad.) 5.26
Ideato, registrato e prodotto da Giulio Cesare Ricci
Registrato al Teatro Comunale dei Concordi, Campiglia Marittina (LI)
Data di registrazione 20-21 Ottobre 2000
Assistente alla registrazione Paola Liberato
Microfoni a valvole Neumann U47, M49
preamplificatori microfonici Nagra
Registratore analogico Nagra 4s
cavi di linea, digitali, microfonici e di alimentazione Signoricci
Il master originale è stato trasferito direttamente da Nagra 4s a DSD
LA STORIA
Tutto cominciò qualche anno fa quando Piero Dametti, organizzatore di "Top Audio" mi chiese di mettere assieme una formazione di jazz tradizionale per suonare nei locali della nota rassegna di alta fedeltà. Potendo contare su un cospicuo "giro" di musicisti esperti del ramo, non fu difficile formare un gruppo di tipo "New Orleans" in grado di esaudire la richiesta. La nostra esperienza specifica, ci consiglio, visto l'inopportunità di una intera "brass band" in ambienti chiusi, di optare per la più elastica formula di tre strumenti solisti accompagnati da tuba e banjo.
La cosa piacque assai a pubblico e organizzatori e l'esperimento è poi diventato un appuntamento annuale irrinunciabile. Pur con le inevitabili fluttuazioni dovute alla difficoltà di essere sempre disponibili, la band si stabilizzò ben presto nella formazione-base che si ascolta in questo disco.
Durante l'edizione 1999 Giulio Cesare Ricci ci manifestò l'intenzione di registrarci. Confesso che ce la prendemmo molto, troppo comoda. Finalmente riuscimmo a trovarci tutti, musicisti, Giulio Cesare, macchine e microfoni, nell'ottobre 2000 nel teatro di Campiglia, nell'entroterra di Piombino, in Toscana. In due giorni fra una libagione e l'altra, registrammo i quindici pezzi che compongono il CD. Fedeli allo spirito che anima le nostre performance, arrivammo all'appuntamento senza molte idee su cosa suonare. Il repertorio prese forma strada facendo, con grande divertimento nostro e un po' di
stupore dei coniugi Ricci, Giulio Cesare e Paola Maria, evidentemente abituati a sedute di registrazione assai più seriosamente pianificate.
LA BAND
I rapporti musicali dei cinque strumentisti sono vari e complicati.
A parte il sottoscritto, gli altri quattro fanno parte di una formazione chiamata "Old Fellows", dove però Nino Frasio suona chitarra e banjo, mentre Giorgio Alderighi si produce al contrabbasso.
Frasio (al tuba), Marson, Sirna ed io suoniamo insieme nella "Pegasus Brass Band" e anche nella "Blue Feeling Orchestra" dove però Frasio suona solo la chitarra. Tanto per complicare le cose inoltre ognuno di noi suona spesso anche in numerose altre formazioni dove può succedere di incontrarci e incrociarci senza premeditazione.
I PEZZI
Darktown Strutter's Ball
Allegra canzone di inizio secolo, accattivante e facilmente memorizzabile. Sembra fatta apposta per cominciare un album. Entrò di prepotenza nel repertorio jazzistico quando nel 1917 fu scelta dalla "Original Dixieland Jas Band" per il suo primo disco. Che poi la Columbia, spaventata da quella "cacofonia" abbia perso il treno, lasciando alla Victor il primato della prima pubblicazione jazzistica (sempre della ODJB), è tutta un'altra storia.
Big Bad Bully
Oscurissimo pezzo inciso negli anni Cinquanta dalla band di Paul Barbarin. Il disco originale è divenuto ben presto un vero "collector's item". Del resto, risulta evidente che l'oggetto misterioso che intitola la canzone dev'essere uno dei tantissimi treni che riempiono di tristezza i lamenti di molti cantori popolari.
Nobody Knows the Way I Feel This Morning
Quando negli anni Venti fu inciso da cantanti come Josephine Beatty (Alberta Hunter) e Clara Smith, con la complicità di Louis Armstrong, era un blues di sedici misure. Nel 1940 Sidney Bechet lo ristrutturò riducendo la lunghezza del tema a dodici. Noi, per dovere di imparzialità abbiamo tenuto il formato originale per l'inizio e la fine del pezzo, ripiegando sul proverbiale "12-bar blues" soltanto negli assoli.
Boodie-Oolie
Nato a tavola fra una portata e l'altra questo pezzo "originale" riecheggia certi temi semplici - semplici dello stile "New Orleans - Today". Il titolo, un po' misterioso e scritto con spelling fuorviante, è stato suggerito da Andrea ancora prima che Giacomo ed io cominciassimo a considerare seriamente la possibilità di assemblare le note di un pezzo nostro.
The Glory of Love
Tema conduttore del film "Indovina chi viene a cena" ("Guess Who's Coming to Dinner"), non è stato molto usato dai jazzisti. A noi l'idea di suonarlo è venuta ascoltando la versione di Kid Ory del 1950 (per la cronaca, il pezzo è del 1936 mentre il film è di parecchi anni posteriore, 1967).
Shake That Thing
Famoso blues di "Papa" Charlie Jackson, bestseller nel variopinto mercato dei race record degli anni Venti, ha un testo ricco di doppi sensi e assomiglia parecchio all'ancora più popolare "Georgia Grind". Ancora una volta, anche se nella nostra band non ci sono trombonisti, il nostro riferimento è la versione di Kid Ory.
Girl of My Dreams
Negli anni Venti era una canzone-valzer discretamente popolare. In tempi più recenti ha avuto un ruolo importante nel film "Ascensore per l'inferno" ("Angel Heart"), emergendo nei momenti critici della trama come misterioso legame del protagonista col suo passato terribile e dimenticato. I musicisti di New Orleans, il trombonista Louis Nelson in testa, lo hanno giustamente trasformato in fox-trot.
Rosetta
È una delle composizioni più famose del grande pianista Earl "Fatha" Hines. Nella nostra versione è un tour de force per il sax tenore di Andrea Sirna. Dei vari take registrati abbiamo valutato che questo, uno dei primi, fosse il più vitale, nonostante il portentoso fischio d'ancia che allora ci sembrò improponibile.
Wabash Blues
Un brano da trombettisti: la prima versione, quella di Isham Jones era infatti affidata all'ormai dimenticato Louis Panico, mentre in seguito Clyde McCoy ne fece un successo personale, seppur di dubbio gusto. Probabilmente ignaro di tutto ciò (è troppo giovane per curarsene) Giacomo Marson ha evidentemente captato le affinità fra il suo strumento e questa melodia d'annata (1921) scegliendola come suo pezzo-vetrina.
Alexander's Ragtime Band
Una delle canzoni più popolari di Irving Berlin, capostipite di una lunga sequenza di musiche che raccontano di musica, da "Memphis Blues" a "A Song Was Born" da "A Banda" a "Canzone da due soldi". La citazione esplicitamente dichiarata del celeberrimo "Swanee River" di Stephen Foster deve avere per forza qualche rilevanza nella storia del copyright.
(I Whish I Could Shimmy Like My) Sister Kate
Grande classico del jazz tradizionale. Louis Armstrong, di solito non molto ansioso di reclamare diritti di proprietà, una volta disse di averlo scritto lui. Probabilmente possiamo credergli. Comunque sia, la semplice ma accattivante struttura armonica, la stessa di molti altri "originali" come "South", "Bogalusa Strut" e "Georgia Camp Meeting", ben si presta all'improvvisazione.
Weary Blues
A volte noto col titolo "Shake It and Break It" questo ragtime basato sul blues è, da Armstrong (1927) in poi, un grande favorito dei jazzman.
Someday Sweetheart
C'è chi dice che questo splendido tema sia stato scritto da Jelly Roll Morton. Probabilmente non è vero, anche se il pianista, ala testa dei suoi "Red Hot Peppers" ne diede una grande versione. Andrea, che deve avere il disco di King Oliver stampato nella memoria, quasi guidato da un misterioso pilota automatico, al momento di registrarlo, si trovò inconsciamente a suonare la non comunissima strofa. Meno male!
Canal Street Blues
Ancora un classico di King Oliver. Questo, dedicato alla via principale di New Orleans, è un pezzo che tutti i cultori di jazz classico hanno assimilato a fondo. La nostra versione, come logico aspettarsi, ha diversi riferimenti all'indimenticabile originale del 1923.
Mama Don't Low
I veterani della New Orleans di cinquant'anni fa adottarono questo pezzo soprattutto perché ben si adattava a presentare i vari strumenti della band. Fedele alla tradizione, Andrea fa da maestro di cerimonie inserendo i nostri nomi nel testo della canzone, uno per uno, prima di ogni assolo.
Vittorio Castelli
Scheda tecnica
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