1) A. Vivaldi: CONCERTO in LA min OP.3 N.9 PER VIOLINO E ARCHI Allegro
Marco Fornaciari: maestro concertatore e violino solista fonè ensemble
da SACD 057 - 2'48''

2) A. Vivaldi: CONCERTO in LA min OP.3 N.9 PER VIOLINO E ARCHI Largo
Marco Fornaciari: maestro concertatore e violino solista fonè ensemble
da SACD 057 - 2'54''

3) A. Vivaldi: CONCERTO in LA min OP.3 N.9 PER VIOLINO E ARCHI Presto
Marco Fornaciari: maestro concertatore e violino solista fonè ensemble
da SACD 057 - 2'53''

4) A. Vivaldi: GLORIA IN EXCELSIS DEO dal GLORIA RV 589
Marco Fornaciari: maestro concertatore e violino solista fonè ensemble
Corale Valdera, direttore Simone Valeri da SACD 057 - 2'29''

5) J.G. Walther: PRELUDIO Allegro
Stefano Concordia: organo dell’ Abbazia di Montecassino da SACD 002 - 3'04''

6) J.S.Bach: PARTITA II PER VIOLINO SOLO IN RE Minore BWV 1004
ALLEMANDA Salvatore Accardo: violino da SACD 061 - 4'47''

7) W.A.Mozart: RONDO in A min KV 511 Andante
Charles Rosen: piano da SACD 025 - 9'45''

8) G.Rossini: IL BARBIERE DI SIVIGLIA SINFONIA
Myung-Wung Chung: direttore Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
da SACD 052 - 7'33''

9) G.Rossini: UNA VOCE POCO FA, da IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Patrizia Ciofi: soprano Leone Magiera: direttore Camerata Strumentale di Santa Cecilia
da SACD 006 - 6'34''

10) G.Puccini: VISSI D’ARTE, da TOSCA
Raina Kabaivanska: soprano Leone Magiera: direttore Camerata Strumentale di Santa Cecilia
da SACD 006 - 3'33''

11) A.Piazzolla: LE GRAND TANGO
Salvatore Accardo: violinista e direttore Orchestra da Camera Italiana
da SACD 021 - 12'10''

12) Trad.: CANTO DI CARNEVALE Fabio Accurso: ud, daf, voce
Roberto Bolelli: voce, scattagnetti Farzaneh Joorabchi: voce,setar Nico Staiti: tammureddu, riqq, daf
Donato Sansone: friscalettu, synphonia, daf, voce Faisal Taher: voce Fabio Tricomi viella, lira, tar, ud,
friscalettu, flauto da tamburo,zarb, tammureddu, daf, marranzanu voce da SACD 001 - 5'35''

13) M.Ravel: PAVANE DE LA BELLE AU BOIS DORMANT, da MA MERE L’OYE
Duo Clavier: Paolo Dirani Mauro Landi da Signoricci CD 3004 - 1'47''

Ideato, registrato e prodotto da Giulio Cesare Ricci 
Attrezzatura: microfoni a valvole Neumann U 47, U 48, M 49 preamplificatori microfonici, cavi di linea, microfonici e di alimentazione Signoricci .
Registrato in stereo DSD su registratore Pyramix utilizzando convertitori dCS A/D e D/A
 

Venticinque anni
Non è mai facile fare bilanci. Di solito quel giorno piove, ma non è il nostro caso. Venticinque anni sono un bell’arco di tempo, caro Giulio Cesare, e mi hai affidato l’ingrato compito di descriverli in poche righe. “Fammi un ritratto” – hai detto – “raccontami liberamente, tanto ... sai tutto, con te non ci sono segreti”. Non è stato facile seguirti sempre in tutti i tuoi incontri artistici e non, musicali e non, culinari, di Hi-Fi, di mostre, di registrazioni, di incazzature e di gioie, di amori, insomma, di vita. Di gente ne hai conosciuta una marea e molti me li hai anche presentati: ognuno col proprio carattere, i propri fantasmi, ciascuno col suo destino. Molti di quelli incontrati per via sono ancora oggi con te: Accardo, Ughi, Rosen, Fornaciari, Zubin Metha, Raina Kabaivanska, ..., ma l’elenco è molto lungo; altri non ci sono più, perché ci hanno lasciato un po’ prima durante il viaggio, come Davide Mosconi o Nikita Magaloff, anche se nell’ultimo caso la sua arte pianistica è ancora viva tra noi, grazie alla tua arte di intrappolatore di suoni. Ti confesso che nonostante tutti i riconoscimenti, tanti, i premi, le tesi di laurea fatte su di te e la Foné, le lauree honoris causa e tutti gli altri trofei e patacche varie che hai ricevuto, non riesco a vederti come un canonico ingegnere, caro ing. Ricci. Non hai lo stile del tecnico, con il regolo rigido nel taschino, che preme sul cuore pronto a misurare. Semmai, quando parlo di te, mi viene a mente un uomo del Rinascimento, uno di quei geniacci che potevi trovare a Firenze in qualche bottega d’arte di fine Quattrocento, pronti a risolvere problemi di architettura, di idrostatica o, semplicemente, a stemperare un colore e a stendere un fondo su una tela, ma, sostanzialmente, adottando un approccio umanistico. Ti vedo da sempre armeggiare con i microfoni, i tuoi vecchi Neumann, che hanno contribuito a dare la voce alla Foné, mentre inciampi tra un violoncello e un timpano a Santa Cecilia, oppure ti ricordo con la cuffia in testa, avvolto, nei cavi, nel palchetto del secondo ordine a bocca palco, che regoli i livelli del Nagra IV S, mentre nel Teatro grande di Bergamo risuonano le note di Chopin e di Schumann; oppure, (indimenticabile!), al Comunale di Firenze, prima della prova generale della Lucia, mentre mi costringi a intonare a teatro vuoto, prima che entri l’orchestra del Maestro Metha, Questa o quella per me pari sono – “Possibilmente in stile verdiano, così, tanto per regolare la posizione delle aste! E tieni le note!” – Il Giulio Cesare che voglio raccontare è anche quello privato, più intimo che non va dal presidente del Senato per proporgli di trasformare l’aula delle decisioni nazionali in una sala da musica. Pazzesco! Ma la cosa più incredibile è che Mancino ti dette retta: ben tre CD per tre anni. L’avevi stregato. I nostri senatori si sono visti sloggiare per far posto alla musica. Giulio hai fatto smammare per due giorni i vari Andreotti e Cossiga. Anche la politica di alto rango si è ritirata di fronte all’arte. Solo tu potevi farcela! La tua è un’arte del suono e Foné poco ha a che vedere con la tecnica asettica, gli studi di registrazione assorbenti e le altre diavolerie digitali che usano le major per registrare. In definitiva lo strumento migliore di cui disponi è il tuo orecchio, un orecchio “assoluto”, come ti ha spiegato Salvatore Accardo. Ma non vantarti, non hai alcun merito in questo. E’ solo un talento naturale, come per chi sa disegnare. E’ questione di culo. A proposito, spesso ti sei rivolto a uno dei tuoi santi profani, che è sempre bene avere propizio, una sorta di protettore, come lo chiami: mi riferisco a san culo, che si è spesso mostrato benevolo nei tuoi riguardi. Infatti quando nell’’87 hai cominciato un po’ per scherzo, un po’ per testardaggine, molto per follia, ne avevi proprio bisogno, di questo santo. Ora sei diventato famoso: alter ego di Verdi in televisione, a Striscia la notizia (per carità, non c’è nessuna parentela con l’Anonio Ricci noto registra, né con l’altro Ricci editore: Franco Maria), ricercato da famosi musicisti per la qualità dei tuoi suoni, intervistato su quotidiani e riviste nazionali e internazionali, testimonial Philips per il Super Audio CD, ma soprattutto simbolo del vinile nel suo più alto livello. Si, perché, testardo come sei, il vinile non l’hai mai mollato, anche quando sembrava defunto, dopo che le major l’avevano dichiarato specie estinta, oggetto dell’altro secolo, il XX da un po’ terminato. Tu, nulla, diritto sulla strada della massima qualità analogica. Hai avuto ragione. Che altro dirti? Tutti sono lì a rendertene atto e tra questi l’ultimo amico-artista che se n’è accorto della qualità Fonè è Renzo Arbore, che ti ha voluto proprio per fare un “gran bell’LP vecchio stile”. Capirai, tu e Arbore, due folli per la musica, e poi Renzo mi ha detto che a casa c’ha il Thorens e naturalmente il Juke box Wurtlizer d’epoca con i dischi di Satchmo, “quelli originali”, di Ella e di Glen Miller. Quella del vinile è stata una bella sfida, del tutto controcorrente. Ti è sempre piaciuto stare fuori dalla mischia, un po’ aristocraticamente, dall’alto, e condurre un tuo gioco. Somigli in questo ad un altro vecchio amico di casa Foné e amico comune: il Fulvio Pierangelini, si, proprio lui, il mastro cuoco d’Italia n°1 e oltre, patron del Gambero Rosso, altro rinascimentale fuori epoca, testardo come te, contro corrente come te, maniaco della qualità come, perfezionista furioso e folle sgangherato! Vi trovate molto bene voi due, lo so, vi ho fatti incontrare io. Però Giulio hai esagerato, come sempre. Sei stato l’unico che ha avuto il coraggio di invitarlo a cena a casa, e lui ci è venuto! Tu, poi, gli hai regalato lo stereo e la tua musica, lui l’”olio suo” e un po’ di spezie segrete. Assaporare i suoni è come gustare la vita, l’una cosa sta nell’altra. Oltre certi limiti diventa un’arte sublime. Tu catturi i colori di uno Stradivari, Fulvio esalta l’armonia di un sufflé ai crostacei. Fate la stessa cosa, altro che ingegneria, misure, dosi e strumenti! A questo punto non posso non finire con il tennis, da dove è iniziata la nostra amicizia. Si, ti vedo lì in brachette, maglietta a maniche corte e calzini arrotolati alle caviglie, con una Maxima torneo di legno perché non erano i tempi tecnologici delle racchettone odierne di fibre diaboliche. Certo nel 1977 non eri ancora monsieur Foné, eri solo un ragazzo, ma giocavi dannatamente bene sulla terra rossa, fino a diventare maestro Fit a Roma, al circolo Tre Fontane, quello dove c’era Panatta. Rimandavi un sacco di palle di qua, come un muro, eri un’ossessione; testardo anche nello sport, non mollavi una palla, non hai mai mollato, non mollare mai. E poi, mentre scrivo queste cazzate, vorrei sapere dove sei. ... Magari al telefono... [Marco Fontanelli]

FONEANNIVERSARY5 - 038 SACD - Classic

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