1.    Hong Kong Garden

2.    Sunday Morning

3.    Can’t Take My Eyes Off of You

4.    La Deche 

5.    Je Ne Sais Pas

6.    My Bonnie

7.    Lush Life

8.    Who Loves the Sun

9.    Everybody Sometimes, Somewhere and Some People All the Time Blues

10. Pretty Woman 

11. Perfect Day

12. Elegia

13. Nenia Islandese per Robert Wyatt

Produced by Giulio Cesare Ricci.

Recorded: Jankowsky Tonstudio Stuttgart (July ’85) e Melody Tonstudio Stuttgart (December ’85).

Sound Engineer: Cristoph Wertz assisted by Giulio Cesare Ricci, Andreas Schumann, Manfred Deppe.

Mixed by Johannes Wohlleben – Giulio Cesare Ricci at Bauer Tonstudio Ludwigsburg (Jan. ’86).

Digital Mastering: Johannes Wohleben.

 

“Fonè- Nouvelle”

La mia scelta di inaugurare con “Rock’n’Roll Clown” la nuova serie della Fonè non è certo casuale: Infatti il disco è estremamente indicativo per capire le intenzioni che hanno portato alla serie “Nouvelle”: da tempo intendevo lavorare ad un progetto che potesse in qualche modo aprirmi le porte verso un tipo di musica non proprio coincidente con la mia formazione culturale da sempre volta alla musica classica. Naturalmente non volevo rinunciare in nessun modo a discriminanti qualitative per ciò che riguarda la bontà della registrazione e della musica in sé. 

I problemi sono stati molti, anche più del previsto, specialmente per un discorso squisitamente qualitativo in un mondo dove il prodotto da “cassetta” e la pura ricerca musicale si confondo con estrema facilità sia per motivi storici propri di un modo di suonare non molto accademico, ma soprattutto per la grande circolazione di denaro che vi sta dietro.

In questo contesto la nascita del progetto di “Rock’n’Roll Clown” si pone di pari passo con le mie intenzioni, proprio per questa ricerca cosciente verso una musica intelligente, però allo stesso tempo affatto intellettualizzata. 

La teatralità implicita, a cominciare dal nome, denota una tematica culturale al di là dello squallore in cui versa la musica moderna e cosiddetta pop, avvertibile anche da un profano quale si ritiene il sottoscritto: la voglia di non rinunciare al fascino della frase orecchiabile, già sentita e quindi, contornata di edonismo, pur continuando sulla via della sperimentazione, che per troppo tempo è stata propria di musica spesso gratuitamente cerebrale, ci avvolge in una dimensione artistica ed umana carica di nuove sensazioni. 

Fonè- Nouvelle è un passo autentico verso la nuova realtà dei nostri giorni per salvare la carica di semplicità che avvertiamo come un episodio sporadico in un contesto professionalmente fine a se stesso e superato dai tempi.

Si tratta dunque di privilegiare una produzione estremamente sensibile, aperta, differenziata ed eterogenea che permetta di accostare dimensioni musicali diverse fra di loro ma accomunate da un progetto profondo per una nuova disposizione verso i temi più reali e più vivi offerti dalla fantasia e dalla creatività del musicista d’oggi: come dice Luca ‹‹… credo che Rock’n’Roll Clown rifletta fedelmente la mia condizione, i posti che ho visto, le mie esperienze; è come se avessi colorato con quello che ho dentro i suoni che solo per me contano, cercando di non intaccare la sensazione di stupore che fin da bambino ho provato per le canzoni in un’altra lingua: la fantasia che si modella su un significato tutto suo limitata solo dall’enfasi data alle parole nell’intensità, sempre violenta, ma anche dolce con la quale vengono pronunciate. È un po’ come un ricordo felliniano. Non so, forse molti stranieri, che ascolteranno il disco, si troveranno in difficoltà a comprendere la loro stessa lingua: vi consiglio di non farci troppo caso anche perché io sono italiano e voglio che si senta; il mio è un feelin’ italiano. D’altra parte ritengo che specialmente per una lingua abusata come l’inglese sia necessario allargare l’orizzonte creativo appropriandosi della ricchezza dell’inglese “europeo”, sgrammaticato, talvolta gentile, un po’ kitch, ma comunque vero, ricco di pulsazioni rispecchianti le sensazioni di questa nostra realtà cosmopolita di gente che gira per l’Europa e comunica in questa lingua. Esiste anche un inglese che si potrebbe chiamare del “terzo mondo” forse ancora più creativo, certamente più ricco di magia e di miseria, ma questa è un’altra storia. Spero che il tutto risulti comunque gradevole››.

Giulio Cesare Ricci

Mauro Grossi è diplomato in pianoforte e si sta perfezionando in composizione; proveniente dal jazz riesce comunque in qualsiasi tipo di musica e ruolo, conciliando la posizione di leader e compositore con quella di interprete e accompagnatore.

Ha partecipato a molte situazioni interessanti fino a dirigere una propria big band nell’edizione 1982 di Umbria jazz e nell’edizione dell’85 di Toscana jazz pool; inoltre, ha accompagnato solisti di fama internazionale come Lee Konitz, Kenny Wheeler, Robin Keniatta, etc., durante le loro tournée italiane.

Susi è la ragazza di Mauro ed oltre a dilettarsi come cantante si occupa di make-up e di cosmetica. 

Tristan Honsingerè americano, ma da molto tempo ormai opera prettamente in Europa dove è divenuto uno degli elementi di punta della musica creativo-improvvisata: ha suonato e inciso con Derek Bailey, con la Globe Unity Orchestra e con molti altri. Continua a vagare qua e là, partecipa a numerosissime iniziative e incisioni conservando la sottile ironia un po’ naif e la ricca gestualità che da sempre lo contraddistinguono.

Gerd Dudek Manfred Schoof furono tra i fondatori della Globe Unity Orchestra e di quel grande movimento europeo e soprattutto tedesco chiamato “Improvising Music” che ha dato alla musica un nuovo volto, imponendo un indirizzo tale da ampliare le possibilità del suono con sviluppi che ancora oggi continuano ad estendersi all’infinito. Sono aperti a tutti i tipi di musica senza pregiudizi aprioristici: Gerd Dudek ha suonato in tutto il mondo con gli “All Stars” tedeschi negli anni ’50 ma ha anche partecipato ad incisioni di musica pop con i Kraftwerk, ad esempio. Lo stesso Manfred Schoof oltre a dirigere propri organici ha suonato nel ’67 in un disco che si chiama “Jazz Meets India”, dove l’avanguardia jazzista incontra le forme e gli strumenti indiani; ha suonato inoltre con Albert Mangelsdorff, con George Russel, con la Kenny Clarke + Francy Boland Orchestra (incidendo anche con Stan Getz) e con Mal Valdron; il suo disco “European Echoes” del ’69 è considerato come una sorta di manifesto per tutto il jazz europeo. Ultimamente sia Manfred Schoof che Gerd Dudek hanno collaborato con il compositore Berd Aloes Zimmerman. 

Renato Ughi partecipa da sempre alle iniziative di Mauro Grossi con la big band e con gli altri organici che costruisce periodicamente. Ha inoltre collaborato a vari esperimenti per sole batterie e percussioni.

Christian Radovan è austriaco, molto giovane e molto dotato, è membro stabile della “Vienna Art Orchestra”.

Manfred Zepf è di Wuppertal, piccola città di importanza storica fondamentale per la musica creativa tedesca, ove vive e dirige un proprio trio.

Luca Alex si sono conosciuti a scuola e da sempre strimpellano la chitarra, hanno avuto esperienze più o meno qualificanti nella musica; il loro sogno è di mettere su una band di “Rock and Roll”.

 

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