TRACKLIST

 

Alta è la notte…                                           03.43  

Stornelli                                                        12.04

Svégliati                                                        02.45

Storia di Beppino e di Poldina                  04.04

Pinottola                                                       03.47

Fagioli ‘olle ‘otenne                                     02.52  

È un gran peccato…                                    01.57

Noi siamo livornesi                                     01.26

Addio, Livorno, addio paterne mura       01.48

Signor furier maggior…                              01.40

È finita la cuccagna…                                  01.56  

Al mio palazzo…                                          04.30

Camelò…                                                      04.31  

 

Ideato, registrato e prodotto da Giulio Cesare Ricci

Registrato a Livorno, Teatro Goldoni

Data di registrazione ottobre 1984

Lo spettacolo “O porto dl Livorno traditore…” andò in scena per la prima volta alTeatro Solvay di Rosignano, la sera del 30 aprile 1975, col patrocinio dell’Assessoratoalla Cultura del Comune di Livorno, retto allora daVittorio Marchi. La regia era Beppe Ranucci; la scenografia diEmidio Bosco. Nella “foto ricordo” scattata pochi giorni dopo al Teatro “4 Mori” di Livorno (da sinistra a destra e dall’alto in basso): Sandro Signorini, Elbano Scotto, Sandro Andreini, Mario Casini, Mauro Puccinelli, Aldo Bagnoli, Ugo Benetti. Giorgio Fontanelli, Beppe Ranucci, Tina Andrey, SimonaDel Cittadino, Beppe Danese, AttilioFantolini, Rita Ranucci, Emidio Bosco e lo scenotecnico Messerini. Seminascosto da Sandro Andreini, Ezio Ranucci.

 

"O PORTO DI LIVORNO TRADITORE..." ovvero che cosa cantavano le donne livornesi

Sintesi dello spettacolo omonimo (1975) di Giorgio Fontanelli con TINA ANDREY, Sandro Andreini, Beppe Danese, Attilio Fantolini.

È probabile che sia, nel 1975, lo spettacolo "O porto di Livorno traditore..." sia, ora, il disco omonimo nascano da una sfida e una scommessa: magari con gli amici Caterina Bueno e Riccardo Marasco i quali, pur così attenti e rispettosi per tutto ciò che è cultura popolare e pur con rammarico, avevano dovuto saltare a piè pari questa città, in quanto - come dice Beppe Danese, |'indimenticabile Puce dello spettacolo - sospetta di essere o afona o becera senza vie intermedie possibili. E invece, ribatte Puce, anche Livorno canta: la guerra, la fame, la beffa, l'amore..., come ogni altra città. Certo, di là da un comprensibile senso di risarcimento e di riappropriazione, si dovrà anche aggiungere che non si tratta in ogni caso di recuperi straordinari. Per di più, anche questi reperti vanno letti con l'ovvia cautela che già Giovanni Giannini consigliava nella sua raccolta di Canti popolari toscani. E cioè, che "sbaglierebbe all'ingrosso chi credesse che tutti o anche la maggior parte di essi appartengano alla Toscana soltanto, perché i prodotti della poesia popolare trasmigrano con grande facilità da un luogo all'altro, e spesso lo stesso canto che abbiamo udito risuonare sulla bocca dei nostri cittadini si ripete con poche variazioni in quasi tutte le regioni d'Italia, talora anche di là dalle Alpi..."Ma, di là da taluni apporti realmente originali, c'è sembrato di rilevare come questi canti, che già nascono condizionati da una base singolarmente urbana e da ceti prevalentemente operai, si caratterizzino per un'oscillazione veramente sismica fra i due poli della estrema tenerezza e d'un realismo feroce, al punto da far pensare incredibile non solo una matrice unica, ma un'unica utenza. Ma se si ipotizza nel canto popolare una dimensione prevalentemente femminile, un dato si aggiungerà complementarmente a chiarire questa contraddizione - certo – peculiare dell’intera città. Se si va ai canti del lavoro, non troviamo qui né il lamento, né la nenia di accompagnamento, né una reazione genericamente definibile politica, sia essa reazionaria o protestataria.

Accanto a TINA ANDREY, personalità notevolissima, unica e irripetibile, sia per mezzi vocaliche per temperamento e serietà professionale nel mondo canoro della città (e non soltanto di questa), SANDRO ANDREINI, figlio di lei, che alterna esperienze "minori" di teatro popolare a quelle colte della Compagnia di prosa “Il grattacielo"; BEPPE DANESE, non dimenticato attore pirandelliano e tuttavia non meno elogiato quale Capitan Drea in Gente di mare di Pegolotti; fino ad ATTILIO FANTOLINI, unico superstite del quartetto dei suonatori dello spettacolo dei 1975, che dalla chitarra sa trarre quanto basta per non far rimpiangere nessuno. Se qualcosa o qualcuno è mancato davvero, questo è stato il pubblico-ingrediente e, più ancora, protagonista esso stesso di questo genere di spettacoli. Ma alla freschezza, al ritmo, alla tensione di una registrazione “dal vivo”, si è preferita quella "in studio", certo più asettica ma più fedele come fonte e testimonianza; anche se, in questo caso, non si può parlare di “registrazioni in studio" in senso classico, in quanto è stato usato il Teatro Goldoni come sede che meglio di ogni altra poteva arricchire la naturalezza di questo particolare repertorio.

 

“O PORTO DI LIVORNO TRADITORE…” - TINA ANDREY 

Questa seconda edizione esce nel grato ricordo di Giorgio Fontanelli, Beppe Danese e Attilio Fantolini, di cose popolari cultori attenti e sensibili. 

Vorrei rinnovare il ringraziamento a Giovanni Lippi, Roberto Foresi e Guglielmo Ciacci per aver creduto e sostenuto questo progetto fin dalla sua nascita. 

Giulio Cesare Ricci

PORTOLIVORNO - 8403 - Hi - Res Audio - VOCAL

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