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Bernardo Pasquini (1637-1710) 

Toccata in Re minore [3'37"] 

Variazioni in Sol minore [4' 44"] 

4. 5. Tre arie [1'02"] [1'08"] [0'44"] 

Sonata in Do maggiore [1'54"] 

Domenico Scarlatti (1685-1757) Sonata in Re minore (K. 77) 

Moderato e cantabile [3'14"]

Minuetto [1'30"] 

Sonata in Sol maggiore (K. 328) [3'00"] 

Giovambattista Martini (1706-1784) 

Toccata in Do maggiore [1'18"] 

Grave in Fa minore [3'37'']

VI Sonata in Do maggiore (1747)

Adagio [2'56"]

(Allegro) [1'36"]

Gaetano Valeri (1760-1822)

Sonata in Fa maggiore [3'44'']

Sonata in Do minore (Siciliana) [2'50'']

Sonata in Do maggiore [3'32'']

Anonimo (Pistoia sec. XVIII)

Post-Communio in Sol minore [3'20'']

Giuseppe Gherardeschi (1759-1815) Tre versetti concertati

Adagio (Principale e Voce umana) [0'48'']

Andantino affettuoso (Flauto traverso e Violoncello) [1'16'']

Allegretto (Flauto solo) [0'27'']

Rondò in Fa maggiore [2'52'']

Durata [49'09'']

Reconding data

Recorded at “Chiesa di San Michele Arcangelo” Vignole (Pistoia)

Recording date Sept. 1990

Recording supervisor and Sound engineer Giulio Cesare Ricci

Recording assistant Massimo Gori

General producer Giulio Cesare Ricci

Music consultant Giacomo Fornari

Artistic consultant Umberto Pineschi

Tube microphone Neumann U-47

Digital tape recorder Teac R - 1

Cables Van Den Hul

Questa opera Vi è offerta dalla Sio che ringrazia il maestro Giorgio Benati per la collaborazione.

LUIGI FERDINANDO TAGLIAVINI, organista, clavicembalista e musicologo, ha compiuto gli studi ai Conservatori di Bologna e Parigi ed all’Università di Padova. Svolge intensa attività concertistica in Europa, America, Giappone e Australia. Ha realizzato numerose incisioni discografiche ed ha curato per la Ricordi la collana “Antichi Organi Italiani” per la quale ha inciso dischi dedicati a Frescobaldi ed all’800. Ha pubblicatoStudi sui testi delle cantate sacre di Johann Sebastian Bach (Cedam) e edizioni critiche delle opere Mitridate, Ascanio in Alba e Betulia Liberata di Mozart (Barenreiter und Kassel). Dirige con O. Mischiati la rivista “l’Organo” (Patron). Ha tenuto corsi in varie università degli Stati Uniti ed in Giappone ed è docente alle Accademie internazionali estive di Haarlem, Innsbruck e Pistoia. È professore ordinario di musicologia all’Università di Friburgo in Svizzera. È membro delle commissioni per la tutela degli organi storici della Lombardia e della Svizzera. Nel 1974 il Ministero Italiano dellaPubblica Istruzione gli ha conferito la medaglia d’oro di benemerito della cultura.

A. L’organo 

Lo strumento di Vignole è uno dei più significativi tra quelli giuntici dal costruttore pistoiese Pietro Agati (1735-1806), capostipite di una delle due importanti fabbriche pistoiesi d’organi dei secoli XVIII-XIX. Dapprima lavorante dei Tronci, l’altra famiglia originaria pistoiese di cui diventerà rivale, e formatosi prima alla scuola del bolognese Filippo Gatti, subisce in maniera determinante l’influsso del costruttore fiammingo gesuita Willem Hermansattraverso l’organo da lui costruito nel 1664 nella chiesa di S. Ignazio, adesso Spirito Santo, di Pistoia. Prova certa è già la sua opera seconda, tuttora conservata nella chiesa di S. Vitale di Pistoia, in cui ne copia addirittura la cassa, cosa che ripeterà almeno un’altra volta e cioè nel 1780 nella pieve di Serra Pistoiese. Ma soprattutto la colorita estetica sonora dei registri cosiddetti“di concerto” di Hermans dovette affascinare Pietro Agati, tanto che, anche quando non copierà più la cassa dell’organo dello Spirito Santo, continuerà a copiarne i registri. Per esempio, proprio a Vignole, tra i moltissimi registri “di concerto”, quelli dello Hermans ci sono proprio tutti e ripresa dallo Hermans è perfino l'insolita divisione tra bassi e soprani (Fa#3-Sol3). Da notare che l’estetica Hermans influenzò non soltanto Pietro Agati, ma tutto il mondo organario ed organistico pistoiese. Quindi anche la famiglia Tronci e i vari organisti che hanno lasciato indicazioni scritte di registrazione, come per esempio Giuseppe Gherardeschi e Giovan Pietro Baldi. 

B. Gli autori. 

1. Bernardo Pasquini (1637-1710). Nato a Massa di Valdinievola, in provincia di Pistoia, si stabilì a Roma nel 1650. Virtuoso della tastiera, fu fecondo compositore di musica vocale e strumentale. Contribuì al raggiungimento dell’unità stilistica della Toccata e alla sua trasformazione in Toccata e Fuga, fu forse il primo a scrivere sonate per due strumenti a tastiera e sonate in due tempi e uno dei primi in Italia ad usare la forma della suite. Celebredocente, ebbe, fra i moltissimi suoi allievi, J.K. Kerll, G. Muffat, F. Durante, F. Gasparini, A.B. Della Ciaia, D. Zipoli e, forse, anche A. Scarlatti. Fu organista in diverse chiese romane: Chiesa Nuova, S. Luigi dei Francesi, S. Maria in Aracoeli, S. Maria Maggiore e Oratorio del SS. Crocifisso. 

2. Domenico Scarlatti (1685-1757). Nato a Napoli, fu iniziato alla musica dal padre Alessandro. Le sue eccezionali doti musicali furono presto apprezzate, se non ancora sedicenne fu nominato “organista e compositore di musica” della Cappella Reale napoletana di cui il padre era il primo maestro. Geniale clavicembalista sia come esecutore che come compositore, scrisse tuttavia anche per il teatro e molta musica sacra. Trasferitosi prima a Lisbona, si spostò poi, nel 1729, in Spagna, dove visse stabilmente fino alla morte, avvenuta a Madrid. 

3. Giambattista Martini (17061784). Di famiglia Lombarda, fu compositore, teorico e insegnante. Allievo prima del padre, Antonio Maria, e poi di A. Predieri, G. A. Riecieri, ebbe insegnamenti e consigli da G.A. Perti. Nel 1721 fece domanda ai Padri Minori Conventuali di S. Francesco di Bologna per essere ammesso al convento e fu accettato (per questo egli è comunemente chiamato “Padre Martini”). Ebbe la direzione della cappella della chiesa di S. Francesco e visse, praticamente, sempre nella sua città. Fu celebre soprattutto come maestro e divenne la maggior autorità europea come teorico. Suoi allievi furono, tra gli altri, N. Jommelli, J.C. Bach e S. Mattei (allievo preferito e continuatore). Mozart giovinetto ebbe da lui insegnamenti che ricordò sempre con affetto e gratitudine. 

4. Gaetano Valeri(1760-1822). Valeri “maestro di cappella nella cattedrale di Padova”, pubblicò nel 1785 la sua opera prima, “XII Sonate per l'organo”, che incontrò talmente il favore del pubblico, da renderne necessarie almeno quattro edizioni. Scritte espressamente per un organo veneto del tipo Necchini-Callido (talvolta, infatti, Valeri chiede, per alcune di esse, i Tromboncini, registro tipico di quella scuola), si adattano beneperò anche all’organo pistoiese, specialmente quelle qui scelte: la IV, un “Allegro moderato” per “Flauto solo in ottava”, la V, un “Allegretto (sic) grazioso” per “Principali e Flauto in duodecima”, e la VI “Siciliana addagio (sic)” per “Principali e Voce umana”. 

5. Anonimo (MS B. 226,8 della Biblioteca musicale dell’Archivio Capitolare della cattedrale di Pistoia, metà del sec. XVIII). Il manoscritto è un libro d'organo adesposta che contiene quattro Messe (“de’ morti”, “del quinto tuono”, “del sesto tuono” e “del doppio”) consistenti in versetti da alternare al canto gregoriano e in una doppia serie di brani per Offertorio. Elevazione e Postcommunio, più, come appendice, una “Toccata”, un “Offertorio pastorale”, un “Postcommunio pastorale col Flauto” e una “Pastorale”. L’epoca sembra il 17 40 circa, mentre, anche se il manoscritto pistoiese è l’unica copia conosciuta di quest’opera, è difficile identificare geograficamente lo stile, peraltro ben coerente in se stesso, in quanto esso sembra riecheggiare talvolta Zipoli, talvolta Padre Martini e talvolta la scuola napoletana. Il “Postcommunio” qui incluso, un “Allegro moderato”, è il secondo della “Messa de’ morti”. 

6. Giuseppe Gherardeschi (17591815). Figlio di Domenico, maestro della cappella della cattedrale di Pistoia, e nipote di Filippo Maria, allievo di Padre Martini e maestro prima della cattedrale di Pistoia e poi della chiesa di S. Stefano dei Cavalieri di Pisa, Giuseppe Gherardeschi completò la sua formazione a Napoli alla scuola di Nicola Sala. Vissuto, sempre a Pistoia e succeduto al padre nella direzione della cappella della cattedrale, compose soprattutto musica vocale per le esigenze della sua cappella, non disdegnando però di scrivere talvolta anche musiche per il teatro e musica da camera. Durante la sua vita furono pubblicate solo “VI Sonate per cembalo o pianoforte con un violino obbligato”. Una menzione speciale merita, però, la sua piuttosto abbondante produzione organistica, solo recentemente, ma praticamente per intero, scoperta e pubblicata. Essa è infatti espressamente concepita per un organo del tipo pistoiese del suo tempo, quindi proprio come l’organo di Vignole, sul quale trova pertanto la sua ambientazione ideale. Giuseppe Gherardeschi corredò, senza eccezioni, tutte le sue musiche organistiche di minuziose indicazioni di registrazione, che costituiscono adesso una insostituibile chiave di lettura dell’organo pistoiese ed una preziosa guida al suo uso. I “Versetti concertati”, gustosissime miniature, sono ognuno dedicato ad unregistro o ad uno speciale impasto di registri. Talvolta la destinazione è molteplice, come per esempio il primo versetto di questa selezione, che può essere eseguito con Principale e Voce umana, ma anche con Principale e Ottava o con Principale e Flauto traverso, o il secondo, che può essere eseguito con “Flauto traverso, Violoncello o Clarone” (tutte possibilità esistenti nell’organo di Vignole, tenendo presente che Flauto traverso o Flauto in selva -presente a Vignole -sono la stessa cosa. Alcuni brani poi, come per esempio il “Rondò (in fa maggiore)” qui contenuto, richiedono un autentico virtuosismo non tanto da parte dell’organista, quanto da parte del registrante, visti i molti, improvvisi e complicati (ma saporitissimi!) cambi di registrazione previsti dalla partitura (rigorosamente rispettati nell'esecuzione qui contenuta, grazie anche alla impeccabile collaborazione -è doveroso ricordarlo -della giapponese Mitsuru Azuma).

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