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DUO PIANISTICO DIRANI - AMELOTTI (High Resolution Audio)
DUO PIANISTICO DIRANI – AMELOTTI
(High Resolution Audio)
G. Martucci, O. Respighi, A. Casella, G.F. Malipiero
G. Martucci (1856-1909): Pensieri sull'opera "Un ballo in maschera" Op.8 (1874) [9'16"]
O. Respighi (1879-1936): Sei Piccoli Pezzi (1926)
Romanza [1'22"]
Canto di caccia siciliano [1'11"]
Canzone armena [1'48"]
Natale, Natale! [1'35"]
Cantilena Scozzese [1'36"]
Piccoli Highlanders [2'36"]
A. Casella (1882-1947): Pupazzetti Op. 27 (1915)
Marcetta [36"]
Berceuse [1'48"]
Serenata [1'13"]
Notturnino [2'24"]
Polca [1'31"]
A. Casella (1882-1947): Pagine di guerra Op. 25 (4 “films” musicali, 1915)
Nel Belgio: sfilata di artiglieria pesante tedesca [1'59"]
In Francia: davanti alle rovine della cattedrale di Reims [2'20"]
In Russia: carica di cavalleria cosacca [1'15"]
In Alsazia: croci di legno [2'49"]
G.F. Malipiero (1882-1973): Pause del silenzio (1917) [14'30'']
Durata 49'48''
RECORDING DATA
Recorded at Teatro Pedrini – Brisighella (RA)
Recording date 13-17 settembre 1990
Recording supervisor & Sound engineer Giulio Cesare Ricci
Tube microphone Neumann U-47, U-49
Mixing console Bè Yamamura 4.0
Analogue tape recorder Studer J37 two tracks
Digital tape recorder Sony PCM
Cables Van Den Hul
Music consultant Giacomo Fornari
Text Lia Gabri
AUTORI ITALIANI
PER PIANOFORTE A QUATTRO MANI
Personaggio di punta del secondo “Ottocento strumentale italiano”, Giuseppe Martucci (Capua, 1856 -Napoli, 1909) è noto per il suo atteggiamento germanofilo nel tempo in cui la patria dell'opera era dominata dal melodramma verista. I Pensieri sull’opera “Un ballo in maschera” op.8, scritti intorno. al 1874, costituiscono l’unico pezzo del suo catalogo per pianoforte a quattro mani. L’arte della trascrizione costituisce uno dei tratti stilistici propri di Martucci: si pensi alla celebre Pastorale di Sammartini. Come devoto amico di Liszt, non fa specie che il musicista campano si sia dedicato alla forma ottocentesca della parafrasi pianistica da un’opera, Come promotore italiano di Wagner, sorprende chela sua scelta, in questo lavoro, sia caduta sulla vitalità ballabile di Verdi. L’op. 8 rappresenta quindi la dimostrazione musicale che in Martucci, la “rinascita strumentale italiana” non è fiorita sulla base di uno snobistico distacco dalla tradizione melodrammatica nazionale. I Sei piccoli pezzi (o Sei pezzi per bambini), composti nel 1926, sono l’unica pagina per pianoforte a quattro mani di Ottorino Respighi (Bologna, 1879 -Roma, 1936). Fra le diverse influenze subite dal musicista (Canto gregoriano, barocco italiano, Rimskij-Korsakov, Strauss, Debussy), Respighi pare volgersi in queste paginette garbate al romanticismo schumanniano dell’Album per la gioventù. In questi seipezzi caratteristici appare con chiarezza la sua vocazione per l’esotismo musicale e il canto popolare: si tratta, beninteso, di melodie vestite a festa con sottile finezza armonica, con alonati riverberi e ritmi leggermente irregolari. L’opera trapassa dall'andamento narrativo della “Romanza”, all’istantanea folkloristica del “Canto di caccia siciliano”, al fascino arcaico della “Canzone armena”, al domestico “mezzo carattere” di “Natale, Natale!”, al contrappuntato modalismo della “Cantilena scozzese”, alle cornamuse delle danze dei montanari che abitano le montuose regioni della Scozia settentrionale in “Piccoli highlanders”. Due aspetti del legnoso neoclassicismo. di Alfredo Casella (Torino 1883 -Roma, 1947) si rivelano nelle due raccolte per pianoforte a quattro mani Pupazzetti e Pagine di guerra, entrambe del 1915. (Pupazzetti “Cinque pezzi facili” op. 27, verranno trascritti nel 1918 per nove strumenti e nel 1920 per orchestra). In queste prime cinque miniature, la spigolosa modernità della musica ricerca effetti soprattutto grotteschi: è indubbiamente buffonesca la “Marcetta” (I), caricaturale la “Serenata” (III), mentre la “Polca” (V) si rifà a una graffiante comicità “da circo” grazie alla politonalità appresa da Stravinsky. Più pensosi i numeri pari: nella “Berceuse” (Il) Casella sceglie un ritmo a lui caro (6/8), che secondo alcuni commentatori ha addirittura un significato di regresso infantile; il “Notturnino” ha qualcosa di bartokiano nella sua allucinata fissità. Le Pagine di guerra op. 25 recano come sottotitolo “Quattro ‘films’ musicali”, che Casella spiega in una didascalia posta all’inizio della partitura: “Titolo adottato perché queste brevi impressioni furono suggerite da visioni cinematografiche”. Qui la musica moderna, aggiornata linguisticamente da tecniche politonali, mostra il suo volto aggressivo ed addolorato. Un costruttivismohindemithiano, fatto di masse sonore e durezze futuriste, è presente in “NEL BELGIO: sfilata di artiglieria pesante tedesca”; accordiduri, miseri, senza alcuna piacevolezza armonica, accompagnano “IN FRANCIA: davanti alle rovine della cattedrale di Reims”; versione modernizzata del tradizionale “pezzo caratteristico” ottocentesco è “IN RUSSIA: carica di cavalleria cosacca”; nel conclusivo “IN ALSAZIA croci di legno...” Casella riprende l’amato ritmo di Berceuse. La fortuna europea di Gian Francesco Malipiero (Venezia, 1882 Treviso, 1973) iniziò con il brano orchestrale Pause del silenzio Prima serie, 7 impressioni sinfoniche (1917), di cui si propone l’ascolto della versione per pianoforte a quattro mani. A questa Prima seguirà, nel 1926 una Seconda serie di cinque impressioni sinfoniche. Lontano da rovelli espressionistici, refrattario al principio dello sviluppo tematico, in favore della reiterazione ossessiva, Malipiero ricrea in questa paginaun melos italico, coniugato con le conquiste armoniche dell’impressionismo. Un tema -nenia lamentosa, versione malipieriana della “Passeggiata” dei Quadri di una esposizione di Mussorgskij - ritorna come anello di congiunzione fra i vari numeri, oltre ad incorniciare l’opera all’inizio e alla fine. E come se tenesse cuciti insieme svariati aspetti dell'incedere doloroso dell'esistenza: la poetica inconsolabile del musicista alterna sonorità terse e immote (I), scrittura sinfonica spaziata (II), un notturno in preda a tedio esistenziale (III), qualche vivida influenza del Petrouschka di Stravinsky (IV), umor nero (V), modalismo austero e arcaicizzante (VI) e svagate sovrapposizioni di ritmi diversi (VII).
Franco Pulcini
Il DUO CLAVIER nasce nel 1989 dall'incontro fra Paolo Dirani e Ferruccio Arnelotti, entrambi allievi della pianista ungherese Ilonka Deckers. Attualmente, il duo conta al proprio attivo la pubblicazione di quattro CD dedicati al repertorio per pianoforte a quattro mani. Dal 1990, infatti, collabora in esclusiva con la “Foné”, per la quale ha inciso sette sonate di Donizetti, l’opera completa di Rossini, Busoni, Martucci, Respighi, Casella, Liviabella, Malipiero e l’integrale della produzione beethoveniana.
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