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GIOVANNI BATTISTA SAMMARTINI (1700 - 1775)

Sonata Terza in do maggiore

Andante amoroso

Allegro assai

Adagio

Allegro

Sonata Sesta in si minore

Con spirito

Allegro

Andante

Allegro

GIOVANNI BENEDETTO PLATTI (ca. 1700 - 1763)

Trio in sol maggiore *

Adagio

Allegro

Adagio

Presto

PIETRO NARDINI (1722 - 1793)

Sonata Terza in re maggiore

Andante

Allegro

Allegro moderato

Sonata Quarta in fa maggiore

Andante

Allegro

Allegro

GIUSEPPE CAMBINI (1746 - 1825)

Trio n. 1 in do maggiore

Allegro

Rondò - Allegretto

 

*Marzio conti I° flauto, Alain Marion II° flauto

Durata: 01h 07’

Musica nelle Ville lucchesi

"Villa Nardi"

Questo progetto è stato realizzato in località Massa Pisana, comune di Lucca, presso la villa "Nardi" nel luglio del 1988. Le registrazioni sono state effettuate da Giulio Cesare Ricci assistito da Michele Lippi; in tutte le sessioni di registrazione è stata utilizzata una coppia di microfoni Neumann M 49 a valvole (1947), usata in configurazione bimi-crofonica ad effetto di campo. Il segnale senza manipolazioni passa contemporaneamente su un master tape Studer, due tracce modello C.37 a valvole (il master analogico viene utilizzato per la produzione del disco in vinile) e su un PCM digital 1630, due tracce (il master digitale viene utilizzato per la produzione del compact disc). Sono stati usati cavi microfonici e di segnale linea Van DenHul, mentre l'impianto di monitoraggio è composto da preamplificatore Naim Audio NAC 62, finali di potenza Naim Audio NAP 135 e diffusori LinnIsobarik DMS. Il clavicembalo utilizzato per la registrazione è una copia di uno strumento francese della seconda metà del XVIII secolo. Il servizio fotografico è stato curato da Brooks Walker mentre la grafica da Sergio Tani. Si ringrazia Mauro Carnicelli per l'impegno dimostrato in ogni momento, sotto il profilo umano e per la preziosa consulenza tecnico-storica e l'ing. Renzo Bessi per la sensibilità dimostrata. Un grazie sentito al professor Nardi e alla gentile Signora per aver aperto la propria "casa" con sincera ospitalità.

ALAIN MARION 

Alain Marion ottiene a 14 anni il Primo Premio del Conservatorio di Marsiglia, sua città natale, dove studiava sotto la direzione di Joseph Rampal. Si trasferisce a Parigi per seguire le lezioni di Jean Pierre Rampal. Dal 1961, vincitore del concorso Internazionale di Ginevra, dà numerosi concerti per la "Jeunesses Musicales de France". Nel 1964 viene nominato flauto solo dell'Orchestra da Camera dell'ORTF. Membro dell'orchestra di Parigi alla sua creazione, poi flauto solo dell'Orchestra Nazionale di Francia ed anche dell'Ensemble Intercontemporain, Alain Marion ha lavorato sotto la direzione di direttori prestigiosi come Munch, Bernstein, Karajan, Boehm, Klemperer, etc. Le sue tournée l'hanno portato in tutta Europa, nel Nord Africa, nel Sud America, nell'America centrale, nel Canada, negli U.S.A., in Oriente. Interprete di opere sia classiche che contemporanee, è stato chiamato a suo-nare da solista con C. Scimone, J. Martinon, K. Richter, L. Berio, P. Boulez, etc. Alain Marion è solista dell'ORTF e di numerose radio straniere. È stato invitato ai Festival di Bordeaux, Menton, La Rochelle, Aix-en-Provence, Hong-Kong, Wynegards... Incide per la Erato, la Denon e Armonia Mundi. È professore del Conservatorio Nazionale Superiore di Musica di Parigi e professore all'Accademia Internazionale Estiva di Nizza e Salisburgo. 

MARZIO CONTI 

Nato a Firenze nel 1960, si è diplomato al Conservatorio di Padova con il mas-simo dei voti e la lode, sotto la guida di Clementine HoogendoornScimone. Nel 1980, dopo solo tre anni di studio, ha superato il concorso di ammissione al Conservatorio Superiore di Parigi, entrando nella classe di Alain Marion. Successivamente si è perfezionato al Conservatorio di Winterthur, in Svizzera, dove, sotto la guida di Konrad Klemm, ha conseguito il "Diploma di Solista". Si è prodotto più volte con "I Solisti Veneti" diretti da Claudio Scimone e con altri importanti complessi, suonando nei maggiori centri musicali in Italia e all'estero (Queen Elisabeth Hall di Londra, ThéàtreChatelet a Parigi, Festivals di Salisburgo e Monaco, Maggio Musicale Fiorentino, La Fenice di Venezia, Auditorium della RAI di Torino, etc.). Svolge anche un'intensa attività di musica da camera con un repertorio che spazia dalla musica barocca a quella contemporanea: è stato, fra l'altro, invitato da Luciano Berio a partecipare al 47° Maggio Musicale Fiorentino 1984 ed ha collaborato più volte con il Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano e l'Ensemble Garbarino. Ha registrato per le maggiori reti radiofoniche europee ed ha effettuato incisioni discografiche per la Erato e per la Vergo. Alterna l'attività concertistica con quella didattica: è assistente ai corsi di perfezionamento di Conrad Klemm ed. Alain Marion ed è docente al Conserva-torio di Lucca ed alla Scuola di Musica di Fiesole. Per la Fonè, attività discografica editoriale, ha inciso dei dischi dedicati alle Trio-Sonate dei figli di Bach ed ai compositori italiani del Settecento, accanto ad Alain Marion. Marzio Conti è stato invitato, come unico rappresentante italiano a parteci-pare al Simposio Internazionale di Flauto che si è tenuto a Nizza dal 4 al 7 luglio 1988.

DANIELE ROI

Daniele Roi ha studiato con Micaela. Mingardo Angeleri e successivamente anche con Paul Badura-Skoda, Franco Gulli ed Enrica Cavallo, Huguette Dreyfus. Attivo in Italia ed all'estero, ha registrato per vari enti radio-televisivi collaborando tra l'altro con Riccardo Chailly, Uto Ughi, Bruno Giuranna, Peter Lukas Graf, Kenneth Gilbert e stabilmente con Alain Marion e Jean Pierre Rampal. Svolge anche attività di clavicembalista con diverse orchestre da camera tenendo concerti in Europa, sud America, Australia, ed effettuando incisioni discografiche comprendenti musiche strumentali ed operistiche. Di rilievo, inoltre, la partecipazione all'opera di Vivaldi "Orlando Furioso" al Theatre duChatelet di Parigi nel 1981 con Marilyn Horne. Daniele Roi è nato a Padova dove è titolare della cattedra di pianoforte principale.

SAMMARTINI, PIATTI, NARDINI, CAMBINI 

In questo disco sono presentati alcuni importanti compositori italiani del Settecento nel campo della musica strumentale: Sammartini, Piatti, Nardini e Cambini, infatti, assieme a molti altri connazionali attivi nei centri musicali dell'Europa dell'epoca, diedero un contributo decisivo all'affermazione del nuovo gusto, che dalla metà del secolo circa cominciò ad imporsi ovunque. In parte sull'esempio dell'opera, soprattutto di quella comica napoletana, in parte autonomamente, la musica strumentale abbandonava progressivamente quanto rimaneva della "severità" barocca, per lanciarsi nella soddisfazione di esigenze per così dire materialistiche, che un'estetica della sensazione si preoccupava intanto di giustificare teoricamente. I due mezzi principali che i compositori - esecutori usarono furono il virtuosismo strumentale, dimostrazione materiale di un'abilità tecnica, e l'effusione immediata del sentimento in melodie cantabili e malinconiche. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, essi scrissero composizioni che si tenevano al di qua di qualsiasi eccesso e che, mirando ad una generica gradevolezza uditiva, potevano soddisfare altrettanto generici desideri di diletto. Ma, sia pure meno frequentemente, musicisti sostenuti da una nuova consapevolezza seppero fare di questa musica semplificata il veicolo espressivo di nuove idealità e di un forte sentire, fino alle grandi sintesi di fine secolo. Il processo di semplificazione della musica portò a non pochi aggiustamenti del linguaggio, delle forme e dello strumentalismo. Furono infatti abbandonati un po' alla volta tecniche compositive costrittive (come il contrappunto) e metodi d'accompagnamento (come il basso continuo) che, nati per legare insieme la composizione, apparivano ora troppo pesanti; furono regolarizzate le melodie sull'esempio della cantabilità operistica; furono definite scansioni ritmiche normalizzate; furono infine ideate nuove strutture formali, in buona parte accogliendo e sviluppando l'organizzazione delle musiche di danza. Melodia, ritmo, armonia e partizione dei movimenti finirono dunque per legarsi così intimamente tra loro, da costituire la vera e propria cifra stilistica del secondo Settecento. Giovanni Battista Sammartini (Milano, 1700 - ivi, 1775) è oggi ritenuto personaggio determinante proprio in questo quadro non solo come uno degli "inventori" della sinfonia, ma anche come uno dei compositori che più contribuiscono al superamento del Barocco e all'affermazione dello stile "galante". Ciò appare con una certa chiarezza anche nelle due Sonate del disco che, sebbene ancora organizzate come le "vecchie" Sonate da chiesa, parlano un linguaggio fatto di cantabilità, di brio vivaldiano e di grazia, mentre lo stile imitativo ancora presente in alcuni movimenti è temperato da armonie essenziali. Considerazioni simili possono essere fatte anche per la Sonata a tre o Trio che dir si voglia di Giovanni Benedetto Platti (Venezia, ca. 1700 - Würzburg, 1763), ma in questo caso occorre accentuare il discorso dell'originalità rispetto al modello sonatistico corelliano. Non tanto per la, peraltro, notevole cantabilità del primo e soprattutto del terzo movimento, quanto piuttosto per la struttura anticipatrice del secondo (Allegro) che, apparentemente antiquato nel suo abito imitativo, rivela un'organizzazione formale modernissima, solidamente tripartita e con due zone tematiche ben distinte tra loro. I livornesi Pietro Nardini (Livorno, 1722 - Firenze, 1793) e Giovanni Giuseppe Cambini (Livorno, 1746 - Parigi, 1825) appartennero per formazione e per vicinanza anche fisica ad uno stesso ambiente stilistico; in essi il nuovo gusto è ormai un fatto acquisito, anche se in certa loro produzione permane l'antiquato basso continuo. In realtà, l'ideale concertante, secondo il quale il discorso musicale si deve articolare in tutte le parti, e il gusto per melodie cantabili si affermarono proprio anche grazie a loro. Altrettanto dicasi per gli schemi formali, definitivamente orientati verso il sonatismo classico, sia pure con tutte le tipiche eccezioni dello strumentalismo italiano dell'epoca. Tutt'al più si può dire che nelle due Sonate del disco Nardini dimostra di eccedere un po' nel garbo e nella semplificazione del discorso, mentre Cambini, almeno nel primo movimento (Allegro; il secondo è un Rondò fin troppo elementare), dà prova di possedere un notevole slancio drammatico di sapore "mozartiano". 

 

Federico Marri

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