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G. Martucci (1856 - 1909) - A. Nannoni & G. Prestia (High...
[Hi-Res Audio] GIUSEPPE MARTUCCI (1856 - 1909)
Andrea Nannoni, violoncello - Giovanna Prestia, pianoforte
Messa della Madonna (Fiori Musicali, 1635)
Messa a quattro voci da cappella (1650)
Mottetti
Sylvia POZZER, soprano
Adriano DALLAPE, organo
VOX HESPERIA - Ensemble vocale sotto l’egida della Accademia Filarmonica di Bologna
Romano VETTORI Direttore
Questa registrazione propone la Missa in festis Beatae Mariae Virginis, che raccoglie composizioni sacre di Claudio Monteverdi e Girolamo Frescobaldi, due maestri indiscussi del Seicento italiano. L’ensemble Vox Hesperia, diretto da Romano Vettori con la partecipazione di Silvia Pozzer e Adriano Dallape, offre un’interpretazione intensa e spirituale che valorizza la ricchezza della polifonia barocca. Grazie alla qualità hi-res, ogni sfumatura vocale e strumentale emerge con chiarezza, regalando un ascolto coinvolgente e autentico.
1. Introitus FRESCOBALDI* [1’39”]
2. Kyrie MONTEVERDI*[4’12”]
3. Gloria MONTEVERDI*[4’07”]
4. Graduale FRESCOBALDI*[1’51”]
5. Credo MONTEVERDI*[6’18”]
6. Offertorium FRESCOBALDI*[3’06”]
7. Sanctus MONTEVERDI*[3’53”]
8. (Elevazione) FRESCOBALDI*[3’15”]
9. Agnus Dei MONTEVERDI*[2’40”]
10. Communio FRESCOBALDI**[3’07”]
11. Deo gratitas FRESCOBALDI* [4’46”]
Durata totale: 55’ 40”
1. FRESCOBALDI** Deus noster Canto solo [e basso continuo]
2. MONTEVERDI* Laudatepueri a 5 voci da Cappella
3. MONTEVERDI** Cantate Domino a 6 voci
4. MONTEVERDI** Aadoramus te Christe a 5 voci
5. MONTEVERDI** Domine ne in furore tuo a 6 voci
Nella ricorrenza del 350° della scomparsa di due fra i più grandi musicisti italiani dell’età barocca, Monteverdi e Frescobaldi, si è voluta sperimentare l'interazione delle rispettive peculiarità espressive nel campo della musica sacra, proponendo all'ascolto l'alternarsi delle parti in musica figurata (quelle musicalmente più elaborate riservate alla cappella dei cantori e all'organista) di un'ipotetica messa dell'epoca in onore della Vergine. Pura astrazione dal punto di vista storico-liturgico, dal momento che assai diversi erano i rispettivi ambienti e le consuetudini liturgico-musicali, l'accostamento qui effettuato parte dalla constatazione di una affinità poetica dei due autori, quel comune richiamarsi alla libertà esecutiva e all'affrancamento "ragionato" dall'equilibrio delle forme rinascimentali che rappresentano i vertici della musica sacra del primo barocco italiano. Lo svolgimento della liturgia cattolica, prima della riforma del Concilio Vaticano II (1963), prevedeva una specie di doppia regia affiancata: quella della recita e la cantillazione dei testi ufficiali (preghiere, orazioni, letture bibliche ed evangeliche, sermone, canone, eucarestia) e quella musicale vera e propria, che poteva in parte coincidere, in parte sovrapporsi alla prima, riservandosi il celebrante di adempiere al rito sottovoce ("submissa voce" e "in secreto"). Nel programma proposto, si sono affidate agli interventi organistici di Frescobaldi e alla sua ancor poco nota produzione sacra solistica le parti sostitutive corrispondenti al proprium (i testi cantati propri di ciascuna festa del calendario liturgico) e alla personalissima polifonia "da cappella" monteverdiana quelle dell'ordinariummissae (i testi cantati fissi, che non mutano mai nella celebrazione). Nel primo caso si tratta di brani strumentali nella raspodica forma della "toccata", nella sua versione più virtuosistica ed improvvisativa adatta ai momenti di apertura, e in quella più "affettuosa", adatta al clima mistico dell'Elevazione. Oppure si tratta dei modi tipici della spigliata e ariosa forma della "canzone" - in cui la musica pare assumere funzioni eminentemente edonistiche ed artistiche, comunque autonome rispetto al significato del momento rituale - fino al più meditativo "ricercare" polifonico (antesignano della moderna "fuga"). I brani strumentali di Frescobaldi, tratti tutti dalla messa per le feste della Madonna, furono pubblicati nei Fiori musicali (1635), grande opera in cui l’autore, organista titolare in S. Pietro a Roma, fornisce gli accompagnamenti organistici delle messe più ricorrenti nell'anno liturgico (Domeniche fra l'anno, Apostoli, Madonna), caratterizzandoli con rigore contrappuntistico e una sorprendente fantasia espressiva. Il mottetto a voce sola al Communio, Ipsi sum desponsata, è tratto dalla non cospicua produzione vocale sacra di Frescobaldi. Il suo testo, un responsorio per la festa di S. Agnese, per il suo carattere di femminile affettuosità, è parso adattarsi genericamente anche alle feste -della B.V. secondo una promiscuità d'impiego dei testi mottettistici ampiamente testimoniata all'epoca. Un altro mottetto, Deus noster, è stato posto dopo la messa, con altri brani di Monteverdi. In queste composizioni, incise qui per la prima volta, Frescobaldi mostra di sperimentare in modo interessante lo stile concertante a voce sola, con particolare uso della coloratura vocale, spesso riferita al significato testuale, e un'efficace articolazione del basso continuo. Per quanto concerne le parti dell'ordinarium, si propone la "messa a quattro voci da cappella" di Monteverdi pubblicata postuma nel 1650. Nella messa Monteverdi, allora maestro di cappella in S. Marco a Venezia - con Roma il più grande centro musicale italiano del '600 -utilizza deliberatamente lo stile codificato della polifonia tradizionale, riecheggiante i modi del Palestrina: stylusgrcrvis, antiquus, "osservato", programmaticamente rivolto alla conferma e all'esaltazione della sacralità del rito, in piena sintonia con la controriforma tridentina. Pur rispettandone gli elementi stilistici basilari (imitazione, indipendenza delle parti), Monteverdi ne forza dall'interno i limiti con un sapiente utilizzo della dissonanza, della varietà ritmica e la sottolineatura dei passi più "affettuosi" del testo. Ne sortisce una polifonia vivace, ora drammatica, ora serenamente mistica, densa di contrasti, in cui l'organo "seguente" è puro sostegno delle voci. I medesimi tratti, più liberamente impiegati al modo della polifonia madrigalesca della "seconda prattica" dallo stesso Monteverdi formalizzata ("che l'oratione [cioè l'espressione testuale] sia padrona dell'armonia e non serva") troviamo anche nella maggior parte dei mottetti, pubblicati quando ancora l'autore era in vita in raccolte del tempo.
Scheda tecnica
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