Duo Pianistico: DIRIANI & AMELOTTI - Rossini, Liviabella, Busoni...
DUO PIANISTICO DIRANI – AMELOTTI
G. ROSSINI, L. LIVIABELLA, F. BUSONI
1
PER LA GLORIA DI ADORARVI
IT-V70-85-85201
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
2
LA VIOLETTE
IT-V70-85-85202
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
3
AMARILLI
IT-V70-85-85203
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
4
AU ROSSIGNOL
IT-V70-85-85204
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
5
ENVOI DE FLEUR
IT-V70-85-85205
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
6
OU VOULEZ-VOUS ALLER?
IT-V70-85-85206
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
7
QUAN'E' BELLA, QUANTO E CARA!
IT-V70-85-85207
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
8
CHANSON DU FOU
IT-V70-85-85208
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
9
OUVRE TON COEUR
IT-V70-85-85209
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
10
JE CROIS ENTENDRE ENCORE
IT-V70-85-85210
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
11
LA FLEUR
IT-V70-85-85211
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
12
ARIA DI LENSKY
IT-V70-85-85212
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
13
POURQUOI ME REVEILLER, O SOUFFLE DU PRINTEMPS?
IT-V70-85-85213
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
14
AMOR TI VIETA DI NON AMAR
IT-V70-85-85214
NICOLAI GEDDA, PIERALBA SOROGA
Registrato e prodotto da Giulio Cesare Ricci
Registrato al Teatro Goldoni, Livorno
Data di registrazione 10 aprile 1984
Strumento Grand Steinway piano
Attrezzatura
microfoni a valvole: Neumann U 47
preamplificatori microfonici: Nagra
registratori analogici: Nagra
Nicolai Geda, (nome d'arte) al secolo Ustinov è nato a Stoccolma (Svezia), ma la sua origine è russa. Ancora fanciullo fu avviato agli studi del canto dal padre, corista a Kiev. Successivamente si iscrisse al conservatorio Musicale, conseguendone i vari diplomi, tra cui quello di pianoforte. Completò gli studi di canto con il vecchio tenore svedese Carl Martin Oehmann.
Nel 1952, giovanissimo, ebbe il privilegio di debuttare al Teatro Reale dell’Opera di Stoccolma, nell' acutissimo Postillon de Longjumeau di Adolphe Adam. Così iniziò la "complessa" ed entusiasmante carriera di Nicolai Gedda.
Già l'anno successivo è alla Scala, per il Trionfo d'Afrodite iCarl Orff, in prima mondiale, e sempre nel famoso Teatro milanese, sarà Tamino nel Flauto Magico di Mozart, un Musicista che diverrà a Lui molto caro. Poi è all' Operà di Parigi per l’Oberon e la semisconosciuta Indes Galantes di Rameau; nello stesso anno debutta anche al Covent Garden di Londra con il Rigoletto e la Traviata. Il festival di Aix-en-Provence lo invita per interpretarvi l’Opera Mireille di Gounod eil Ratto del Serraglio. Nel 1958 debutta al Metropolitan con il Fauste tutt' ora è uno dei primi tenori di quel
Teatro, avendovi cantato quasi tutto il suo repertorio. E sarà ancora Lui il primo interprete di un’Opera nuova di Barber Vanessa.
A Salisburgo vi debutta ancora in una prima mondiale, con l’Opera Die Schuleder Frauen di Liebermann.
A questo punto il repertorio di Nicolai Gedda si arricchisce di Opere molto importanti come l' Orfeo, La Sonnambula, I Puritani, il Guglielmo Tell, il Boris, il Werther, Il Profeta, I Troiani, Lucia di Lammermoor, Manon di Massenet ecc.... Ormai il celebre svedese è tra i più importanti tenori del nostro tempo e tutti i Teatri del mondo se lo contendono, anche in virtù di un repertorio che, non esito a definire sconfinato e quanto mai versatile, tanto da annoverare ben 150 Opere, una quarantina di Operette e oltre sessanta titoli tra Oratori, Cantate e Messe, nonché un migliaio tra Lieder e Romanze di ogni paese. Naturalmente Nicolai Gedda è molto aiutato, anche dalla perfetta conoscenza di ben otto lingue (russo, svedese, inglese, tedesco, francese, italiano, spagnolo, ebraico). Un altro punto fermo èl'aver cantato con tutti i più grandi Direttori da Furtwängler, Karajan, Klemperer, Solti, Abbado, Giulini, Muti, Bernstein altri.
Da qui possiamo definire Nicolai Gedda come uno dei massimi cantanti "colti", nonché li più eclettico tenore del ventesimo secolo.
Bruno Spoleti
Dopo la lunga astinenza imposta ad Calas &C, li 1985 è un anno buono per li "mito del tenore" di cui da qualche tempo, c'è aria di rilancio. Macché c'entra Nicolai Gedda con tutto ciò? Perbacco, ma è un tenore. D'accordo. Ma è anche un tenore che con la versione populistica del mito, la più comune ma non l'unica, poco o nulla da spartire: e quel poco è senza dubbio limitato alla sua terra d'origine, la Svezia, per la quale Gedda ha rappresentato, anzi rappresenta tuttora, almeno a livello affettivo, l'erede di Jussi Bioerling.
Insomma, lo ribadisco, c'è mito e mito, e quello che qui ci interessa è essenzialmente legato non già al consenso indifferenziato delle grandi folle che gremiscono piazze e arene alla ricerca di edonistiche sensazioni, ma all'applauso consapevole e qualificato di un pubblico fatto di gente che va a teatro o in sala da concerto, oppure se ne sta seduta in poltrona ad ascoltare dischi. Ma in quest'ultimo caso bisogna certo prepararsi a lunghi soggiorni in salotto, poiché in circa trent' anni di consuetudine discografica Gedda, fra opere operette e recitals, ne ha messo insieme una quantità tale che davvero esiste soltanto l'imbarazzo della scelta. (Basti dire che già alla fine del '63 la sua discografia annoverava qualcosa come una ventina di opere complete e tre recitals, e persino un paio di 78 giri).
Come se non bastassero le molte decine di realizzazioni "in studio" non mancano neppure preziosi documenti "live", quale del resto è anche l'attuale disco: per esempio un' edizione viennese degli Ugonotti e una italiana (radiofonica) de Il Profeta, che contribuiscono a fissare taluni vertici dell' estrema versatilità del cantante svedese, autentiche colonne d' Ercole per un tenore partito con il piede giusto verso una congeniale dimensione mozartiana e poi, una ciliegia (vocale) tira l'altra, trovatosi quasi per gioco coinvolto in un discorso di natura traumatologica fatto di gambe e di relativi passi avanti.
Certo oggi è difficile reperire un tenore che, al pari di Gedda, parte dal Postillon di Adam e arriva addirittura ai picchi di sesto grado superiore del Guglielmo Tel, da un lato frequentando il normale repertorio lirico-leggero (con ovvia preferenza peri personaggi mozartiani), e dall'altro non esitando a apporre la preziosa ugola alle sorprese, non sempre gradevoli, degli autori contemporanei, si chiamino essi Orff o Stravinski, autore che in fondo rientra perfettamente nella sensibilità di Gedda, svedese si di nascita ma talmente russo per parte di padre da chiamarsi nientemeno che Ustinov (cognome non ignoto alla "nomenklatura" sovietica). Ma su questa strada, più che Stravinski è facile incontrare Tschaikowsky, e precisamente il Lenski dell’Eugenio Onegin, di cui Gedda offre un ritratto scenicamente persuasivo e vocalmente strepitoso, come del resto il presente disco puntualmente dimostra.
Ma altre due cose, peculiari dell'arte di Gedda, mette in luce questo disco: la capacità di cantare in varie lingue, italiano francese e russo (cui bisogna aggiungerne altre tre, tedesco inglese e naturalmente svedese), e la versatilità di cui si diceva che consente a Gedda di trascorrere con disinvoltura dal Sei e Settecento italiani al romanticismo italo-francese, al naturalismo franco-russo, traccia minima di quel singolare itinerario stilistico che ha condotto il tenore svedese da Rameau a Liebermann, con accattivanti deviazioni lungo il binario "morto" (in realtà vivissimo) che congiunge Johnn Strauss a Franz Lehar.
A tutto però presiede, nell'ambito di una sorvegliatissima linea di canto, un minimo comune denominatore fatto di eleganza e buon gusto che sono il costante biglietto da visita di Nicolai Gedda. Servono anche a costruire il mito del tenore? Fate voi, francamente penso di si.
Giorgio Gualerzi
Scheda tecnica